Denn si stava dirigendo quella sera verso gli scogli, attirato dalla luna rossa, piena, così bassa che quasi sembrava poggiare sul mare.
Al buio, solo, sotto la luce della luna, scendeva sulla scogliera, che conosceva a memoria e che a tratti era oscurata dall’ombra di grossi cespugli fioriti, odorosi della macchia mediterranea.
Si era fermato per vedere se ci fosse qualcuno e aveva girato lo sguardo tutt’intorno a se, ma non c’era proprio nessuno. Spesso la sera si rifugiavano coppie di innamorati tra quegli scogli.
Si era avvicinato all’acqua.
La superficie del mare era liscia, nemmeno un’increspatura, sembrava una tavola, c’era bassa marea e le onde si frangevano pianissimo sugli scogli.
Si era dovuto abbassare e aveva messo i piedi proprio sugli scogli emergenti, vicinissimo all’acqua. Si bagnò le mani, raccolse tra le mani l’acqua del mare e se la portò al viso, bagnandolo, contento del contatto del mare sulla sua pelle.
Di fronte aveva la luna piena, tonda come un pallone, grossa, rossa, che all’orizzonte si adagiava dolcemente sul mare e un raggio di luce bianca tremolante, come una spada, lo raggiungeva, illuminando l’acqua sotto i piedi.
C’era un silenzio assoluto, rotto solo dal rumore delle onde, che lievemente si frangevano sugli scogli, e dal loro leggero rifluire che suonava come un risucchio.
Si era seduto sullo scoglio, con i piedi penzoloni che quasi toccavano la superficie del mare, a guardare lo spettacolo incantevole in cui si sentiva piacevolmente immerso.
Pensava a lei, Brigida, a quest’ora nel suo paese, ai giorni bellissimi che avevano trascorso, e le solite sensazioni di malessere acuto per la sua mancanza gli tornavano dentro.
Percepiva di avere con Brigida un qualcosa in comune che sfuggiva nelle brume di tempi secolari, o era soltanto una coincidenza di due persone che il caso, senza alcun disegno, aveva fatto sì che s’incontrassero ?
“L’aereo proveniente da Zurigo porta mezz’ora di ritardo, e arriverà alle 11,45”
Così lo speaker informa la gente che aspetta all’arrivo dei voli internazionali.
Si chiede come sia strano che lui si trovi lì ad aspettare una persona sconosciuta fisicamente, conosciuta soltanto attraverso conversazioni notturne avute solo da qualche mese, da quando per caso aveva letto in una chat di internet un annuncio di una donna svedese che cercava altre persone con cui parlare in italiano, inglese o svedese.
Lui aveva risposto e così era iniziata una storia che adesso lo ha portato lì, all’aeroporto di Roma.
Lei ha affrontato un viaggio più lungo e ora sta per arrivare.
Sta un bel pezzo ad aspettare, molta gente esce e lui chiede da dove vengano e rispondono che arrivano da città della Germania, della Francia, dalla Grecia e da altre città di cui non riesce ormai neanche più a capire i nomi.
Osserva attentamente, passano centinaia di passeggeri sotto i suoi occhi, moltissime
donne di tutte le età e quando qualcuna corrisponde alla descrizione di lei o a qualcuna delle foto, la guarda con più attenzione, con il cuore in gola, ma poi, avvicinandosi, sente che non può essere lei.
Pensa che forse è meglio mettersi ad aspettare proprio all’uscita dell’aeroporto, non lì, davanti all’uscita degli arrivi, si sposta, ma senza risultato, anzi ha l’impressione che è peggio .
Ritorna a mettersi di nuovo di fronte all’uscita arrivi, sta molto attento, ma la gente a tratti esce a flussi, come un fiume ed è impossibile guardare tutte le donne attentamente.
Si dice che, al massimo della sfortuna, appena la gente sarebbe sfollata, lei sarebbe rimasta lì, a girare e allora sarebbe stato più facile il riconoscimento.
Ormai sono le 12, sarebbe già dovuta arrivare!
Ad un tratto vede una donna uscire, guardare velocemente davanti e poi girare e uscire dal lato destro. Il cuore gli sobbalza nel petto! Ha un presentimento che è lei, anche se ancora non l’ha vista bene da vicino, lo sente da come cammina, ha un’andatura che corrisponde all’idea che s’è fatto della sua personalità, una donna sicura, che anche quando è insicura non lo da a vedere, lo nasconde ostentando un comportamento ancora più sicuro, porta i tipici occhiali neri, guarda in basso, ma la sua eccessiva sicurezza nel camminare decisa verso l’uscita comincia a renderlo insicuro! Cammina troppo velocemente, come se sapesse dove andare, come se conoscesse l’aeroporto, trascina dietro se una valigia scura con una mano e con l’altra fa piroettare una borsa chiara, mostrando un certo nervosismo.
Denn si gira e la segue con lo sguardo, poi la vede fermarsi e guardare la folla davanti a sé.
Gli viene l’impulso di alzare la mano verso di lei in segno di saluto e forse l’alza, poi si muove per andarle incontro e si ferma davanti a lei.
E’ vestita di blu, occhiali neri, calze blu, lo colpiscono le sue gambe, il modo come le trascina.
Tutta la sua persona, ora, emana incertezza e una sensazione come di chi, arrivato alla fine di un viaggio desiderato e temuto, si voglia ora nascondere o apparire indifferente.
Chiede rivolta a lui, che le sta davanti, “ Sei tu ? ”
E Denn, trepidante per l’emozione e con tono interrogativo, di rimando, dice
“ Brigida ? “, chiedendosi se è giusta la pronuncia di quel nome che tante volte ha scritto!
Lei fa un accenno affermativo, Denn le da la mano e timidamente accenna ad abbracciarla, è confuso e timido, vuole baciarla, come le ha scritto, forse le da un bacio sulla guancia, la prende per mano e la porta fuori dalla folla, verso l’ascensore, ma la confusione non gli fa riconoscere neanche l’ascensore che pur ha davanti e così fa ancora un giro per poi ritornare davanti all’ascensore. La tiene per mano, dentro sente tutto un tremito di contentezza ma anche di incertezza e confusione.
E sì che la conosce dentro! Ma quel corpo che vede per la prima volta, lo mette in soggezione, tale che non si orienta più in quell’aeroporto che pure conosce bene, deve chiedere più volte indicazioni per raggiungere la ferrovia e alla fine quando arriva, la stessa ferrovia che ha preso decine e decine di volte gli sembra diversa.
Fa i biglietti e salgono sul treno.
E’ pieno, tutti i posti sono occupati, si mettono su un piccolo vagone di passaggio e senza posti a sedere.
Denn si siede su una mensola di metallo e invita lei a fare lo stesso, ma lei vuole rimanere in piedi, accanto a lui, che se la stringe.
Parlano e parlano. Lei gli racconta di come stava per perdere l’aereo, della corsa che ha fatto insieme a un altro signore e come solo per un caso fortunato erano riusciti a prendere l’aereo.
Denn si accorge che c’è caldo perché suda, perché non ci sono finestrini aperti in quel piccolo vagone di passaggio.
Ora è meno teso di prima e la bacia diverse volte sulle labbra.
Arrivano alla Stazione Termini e si recano all’hotel, dove ha prenotato la camera.
Cos’era questo qualcosa che sentiva di avere in comune con Brigida?
Si stava facendo tardi, la luna ora era arancione e continuava a salire sempre più in alto nel cielo.
Con dispiacere immerse per l’ultima volta le mani nel mare, l’acqua era calda, proprio da farsi un bagno!
Che bello se lei fosse stata lì, con lui!
Riprese la strada del ritorno, salì e scese scogli, sino a immettersi nella strada principale.
C’era un profumo di fiori nell’aria, osservava gli alberi di lillà, grandi e fioriti, bellissimi, la bouganvillea che saliva lungo i muri, di un colore viola intenso, e poi, continuando a camminare dentro il residence, abeti, pini e alberi
d’ eucalyptus.
“Sono Denn F., ho prenotato una matrimoniale stamattina, si ricorda?”, dice alla signora nella reception dell’hotel. “Ah, si, mi ricordo! Mi dia i documenti per la registrazione e guardi che qua si paga giornalmente, ogni sera.”
“Non ci sono problemi, le do la carta di credito e si paghi anticipatamente tutti i giorni” le rispose , dandole i documenti.
“ Ecco, la vostra è la stanza n° 607 e questa è la chiave, si trova al 6° piano”, rispose la ragazza.
Prendono l’ascensore e arrivano al 6° piano, la stanza è proprio sulla destra a due
passi dall’ascensore.
“ Qui tutto è vicino, mormorò Denn, l’hotel, la stazione, la stanza, che bello!”
Entrarono nella stanza.
Era carina, subito a destra il bagno, poi la stanza da letto, con un letto grande, gli armadi per gli abiti, una finestra di fronte e a sinistra un tavolo con su una bella abat-jour e il televisore e sotto il frigobar.
Si era chiesto più volte se l’avere incontrare Brigida fosse stato scritto nel loro destino, se a quell’ora e in quel giorno di quell’anno già fosse stato stabilito che loro si dovessero incontrare, se qualche stella del cielo avesse sorriso loro, perché finalmente un destino si potesse avverare.
O se invece si era trattato di telepatia, di due persone molto lontane geograficamente e di lingua diversa, che avevano sentito nello stesso momento le stesse vibrazioni e che, fossero state portate dagli stessi interessi a cercarsi nella rete mondiale di internet ed ecco che alla domanda della donna aveva risposto l’uomo, trovatosi in rete alla ricerca anche lui di qualcuno, non casualmente, ma intenzionalmente; semmai il caso poteva consistere solo nella coincidenza dell’ora; che poi tanto caso non era perché la maggioranza dei navigatori iniziava a navigare in rete nelle ore notturne per risparmiare sulla bolletta.
Ma Denn per tutta una serie di motivi, percepiva che ci fosse dietro questo loro incontro come un disegno di qualcosa o qualcuno che affondava le sue radici nei lontani secoli.
Tanta affinità poteva anche essere il frutto d’incroci e d’accoppiamente avvenuti molti secoli prima, nell’era della dominazione sveva-normanna in Sicilia.
La sua costituzione fisica spesso aveva portato a considerarlo non di razza sicula ma di discendenza sveva-normanna.
Da piccolo era biondissimo, con gli occhi verdi chiari, cerulei, e molti gli dicevano che apparteneva ad altra razza e non certo a quella dei siculi.
Chissà se tali riverberi genetici in parte potessero spiegare le loro somiglianze fisiche e psicologiche! Ma anche l’interesse che Denn aveva avuto sin da adolescente per la Svezia, che gli appariva un mondo bello, desiderato ma, chissà perché, impossibile da conoscere.
Forse Brigida rappresentava la congiunzione, la possibilità di ciò che sta sommerso dentro Denn, possibilità di cosa e congiunzione con chi?
Denn avrebbe dovuto risalire agli anni dell’adolescenza e della prima giovinezza
quando aveva un sentimento d’attrazione per la Svezia ma nel contempo anche un sentimento d’impossibilità, (forse per la lingua?), sentimento che non aveva mai avvertito per l’America o per altre nazioni, un sentimento primitivo derivato da chissà cosa; forse perché sin da piccolo gli avevano detto che lui apparteneva al ceppo svevo-normanno per la costituzione fisica che aveva?
O forse chissà per quali altri motivi?
Ma sentiva anche che ciò non aveva d’altronde alcuna importanza.
E poi Brigida non era bionda, non aveva i capelli lunghi, non era così alta (ma neanche corta!), però Denn si sentiva attratto dal suo corpo, dal suo modo di fare l’amore, dal suo desiderio!
E pensare che erano stati insieme solo cinque giorni!
E già erano bastati a farli desiderare tanto!
Aprono la finestra che da sui tetti e dalla quale si vede un bel campanile di una chiesa, sotto scorrono piano le macchine e si vede il traffico delle persone.
La distanza diminuisce i rumori, che si sentono come ovattati.
Cominciano a sistemare i bagagli, si dividono gli spazi, Brigida telefona a casa parlando in svedese, Denn sente questa lingua per la prima volta, com’è strana, non si capisce niente.
Poi Denn si siede sul letto, accanto a Brigida che ha appena finito di telefonare.
Denn le prende le mani, la guarda negli occhi, l’abbraccia e la bacia.
Brigida è un po’ tesa, Denn l’accarezza per tranquillizzarla, per farla rilassare, lei scivola con le spalle sul materasso, Denn si mette sopra il suo corpo continuando a baciarla, poi anche lui si lascia andare accanto a lei, sdraiato di spalle.
“Certo è strano, trovarsi qui, in questa stanza d’albergo, su questo letto matrimoniale, e pensare che è la prima volta che ci vediamo!”, dice Brigida.
“E’ strano e bello, anzi bellissimo quello che ci sta capitando, non è comune, non è di tutti”, mormora Denn, che si è messo di fianco a guardarla, “ Sei molto bella “ le dice, guardandola negli occhi e baciandola di nuovo.
Si abbracciano forte, poi Denn si toglie la camicia e i pantaloni, rimane con gli slip, anche Brigida si toglie la maglietta e i pantaloni e rimane con gli slip.
Denn è molto eccitato, si mette sopra di lei, lei lo sente, si baciano, si accarezzano, poi Denn si toglie gli slip ma Brigida no, li continua a tenere, come se si rifiutasse a prenderlo dentro, Denn lo capisce e la rispetta.
Stanno in quel letto d’albergo bramosi l’uno dell’altro, trovatisi così casualmente e ora si cercano profondamente, tenendo gli occhi chiusi, nei corpi frenetici che si sono desiderati tante volte nelle notti virtuali, lui è sopra di lei e la cerca sfregando il suo sesso sul sesso di lei protetto dagli slip, sulla pancia di lei, tra le cosce di lei ed ecco all’improvviso lei che fa il movimento di togliersi gli slip, se gli toglie e gli sussurra che lo vuole sentire in profondità dentro e l’accoglie e lui che ormai non ci sperava, quasi piange dal piacere, stringe e chiude gli occhi mentre scivola dentro di lei, allargando la sua cavità, sente i muscoli di lei, che lo racchiudono sempre più profondamente, rilassarsi; è un dolce movimento d’entrare e uscire, di andata e ritorno che si ripete meravigliosamente, a lungo, all’infinito, movimento della vita, ritmico, musicale, sembra l’andiriviene delle onde del mare sulla sabbia, l’onda che monta e che poi si ritira per poi montare di nuovo, sempre con lo stesso ritmo, ma se il vento aumenta ecco l’onda risalire impetuosa e rifluire rumorosa e il ritmo stesso è passionale cadenzato dall’impeto del vento.Così anche in loro il vento del desiderio sale cadenzato da una bramosia antica che finalmente si realizza, ma come chi non vuole subito finire l’immenso piacere,ritardano l’esplosione dell’orgasmo più volte per poi ricominciare di nuovo.
Denn non volle rientrare subito a casa, voleva rimanere solo per conservare la freschezza dei ricordi, di quello che gli era accaduto solo pochi giorni addietro.
Se fosse andato a casa avrebbe sofferto, paradossalmente, il contrasto di trovarsi nell’ambiente familiare e di pensare invece a Brigida, che gli suscitava sensazioni e sentimenti di una nuova familiarità e sicurezza. Al contrario i familiari, tranne i figli, gli davano la sensazione di persone sconosciute e aveva difficoltà a sanare dentro di se queste contraddizioni.
Salì in macchina e andò in un bar del lungomare dove si sedette fuori a tavolino e ordinò una granita di caffè, sarebbe stata la sua cena serale.
Attorno molte coppie giovani e anziani consumavano gelati o bevevano birra o altre bevande. Per il forte caldo tutti indossavano abiti estivi e molte ragazze avevano il ventre scoperto.
Catania, 1999
( Continua )