Agosto è un mese caldissimo qui in Sicilia e stasera anche a Caltagirone c’è un caldo micidiale.
Dentro la macchina faccio la fila e salgo da via Roma diretto alla piazza, alla farmacia di turno. Guido, mio figlio, piccolino, ha la febbre alta ed è necessario un antipiretico per abbassarla.
C’è una fila lunga, una confusione di gente che va al concerto di musica organizzato alla villa comunale. Sudo, mi lamento della lentezza del procedere delle macchine. Gente mi sfila passandomi accanto. Sono le 22. Ad un tratto la mia attenzione viene attirata da alcune persone mischiate alla folla che scendono in direzione della villa, confuse alla gente. Si, sono loro, Santo, Rocco, Arianna, Maria, gli utenti della casa famiglia di Via Stella che vanno alla villa. Dietro, poco distante, vedo Rita, Aldo, e Antonello che anche loro scendono in direzione della villa mischiati alla folla. Un’emozione mi prende alla gola, gioisco e mentre mi viene da piangere. Non c’è migliore spettacolo di questo per rendermi felice, per ripagarmi di tutte le lotte sostenute per aprire le Case Famiglia. Alcune di queste persone sono state al manicomio per decenni, ad altri è stata evitata quest’esperienza con le Case Famiglia. Se non ci fossero starebbero ancora lì in manicomio, in uno stato di abbandono, inumano, e la loro follia anzicchè risolversi sarebbe aumentata e cronicizzata a giustificare i sostenitori dei manicomi o delle nuove istituzioni analoghe.
Eccoli lì confusi alla folla, indistinguibili dai “sani” che vanno al concerto e sono le 10 di sera.
A quest’ora in un reparto manicomiale o in una struttura neomanicomiale, chiamata Comunità Terapeutica Assistita, starebbero già a letto da molte ore.
Tutti i pazienti psichiatrici del manicomio potrebbero essere così e andare verso un concerto musicale alla villa comunale in una sera d’Agosto come questa. E invece ancora giacciono sequestrati e sono molti, circa ventimila. Ma ancora, ed è molto grave, molte persone entrano e vengono recluse nei manicomi pubblici e privati. Già, dimenticavo che per molti i matti non sono persone e non lo potranno essere mai. Comunque l’emozione di stasera mi ha quasi paralizzato per la gioia. Mi riprendo, continuo a camminare a passo d’uomo dietro le altre macchine e mi giro e guardo lo specchietto retrovisore cercando di non perderli di vista, ma poi scompaiono inghiottiti dalla folla. Rocco, Santo, Arianna, ecc… ormai da molti anni cittadini tra cittadini che vivono in una casa del centro storico di Caltagirone.
Ora non sento più il caldo e non mi lamento della fila, arriverò lo stesso alla farmacia anche se più tardi e metterò la supposta al mio piccolo Guido.
18 Agosto 1998