PENSIERI IN POESIA

A FRANCO, ELEONORA,
SALVATORE E SILVIA

Per strade diverse, ci ritrovammo a Verona.
Giovanissimi, appena laureati, al primo lavoro.
L’entusiasmo a vivere autonomi, il desiderio di
una famiglia “nostra” ci aveva portato lontano,
in pianura padana.
Ancora non c’erano Salvatore Silvia e Marco,
Luca era in arrivo.

Eleonora, moglie contenta e felice, disadattata
in questo posto nuovo ch’era Erbè, pagava
con sofferenza il distacco dalle origini,
e così Franco anche se non lo manifestava.

Altre abitudini s’andava costruendo
che soppiantavano gradualmente le vecchie.
Telefonate interminabili ai “nostri” alleviavano
il disagio esistenziale della lontananza.

Sono nati i figli! Salvatore e Silvia a Isola della Scala,
Marco a Verona.

Quel caso che ci aveva portato in pianura padana
mi portò a Brindisi e poi a Caltagirone
con l’intermezzo di molte vicissitudini
che avrebbero segnato la mia vita.

Tu continuavi a rimanere in pianura padana
che col tempo ormai era diventata accettabile, anzi necessaria.
Le nuove abitudini, il nuovo ambiente ora era conosciuto, familiare.

Lontano nelle brume della memoria si perdevano i ricordi
della propria terra lontana, sempre meno familiare,
quasi estranea ora.
” Non vediamo l’ora di ritornare dopo una settimana che siamo
in Sicilia. E’ così diversa ormai dalla nostra mentalità ! “

A un ambiente gradualmente, con sofferenza e poi
con gioia è subentrato un altro.
Io emigrato rientrato, voi emigrati integrati.

” Le proprie radici si mettono su dove si lavora, quella è la propria terra “
sentivo dire nei treni a gente emigrata in Germania.
Ci stiamo distaccando dal mito delle origini.
La nostra patria è l’Italia, sarà l’Europa!

Integrare il vecchio col nuovo è arricchirsi.
Chiudersi nel vecchio e al nuovo è impoverirsi.
La nostra terra è l’Italia, ma sarà la Spagna, la Francia,
la Germania, l’Inghilterra, l’Europa tutta,
gli orizzonti si ampliano i respiri si allargano.
Una nuova cultura di vita rovescia l’immobilità di secoli.
La mobilità di lavoro sul territorio europeo
incrocia e aumenta la conoscenza di altre culture,
Esseri di questa Europa nascente, Esseri di questo pianeta.

Avete più amici e stima a Erbè che a Siracusa e a Floridia!
E’ questa ormai la vostra terra.
Salvatore e Silvia guardano l’Europa,
con questa visione costruiranno il loro futuro.

Baglioni è stato il continuum tra Siracusa ed Erbè
per te, Eleonora: le sue parole entrano nel cuore
come frecce, indelebili.
Ora l’ho visto nella stanza di Silvia,
nei poster appesi ai mobili.

Costruirsi la vita, come un’artista
il quadro o una statua, pezzo per pezzo,
montarsela con la visione del finale
che raggiunto ci gratificherà della fatica.

All’inizio si può essere dubbiosi o no
si può soffrire o no, ma tenendo duro
guardando oltre si arriverà infine.
Poi quarderemo indietro i momenti
di ansia, di paura, di angoscia
e sorrideremo gratificati
d’aver saputo guidare le nostre imbarcazioni
secondo i piani.

Le città della nostra vita possono essere tante,
non solo una in questa Europa che nasce,
possiamo amarle tutte, una per una per il significato
importante alla costruzione della nostra vita.
“Sprovincializzarsi” ha questo significato.
Il sentimento d’appartenenza è tanto più forte quanto
più si confronta e si apre agli altri.

Cos’è Siracusa, Floridia ?
Miti della nostra infanzia
volti familiari, primi passi nella vita
primi amici,
prime “Imago” scolpite nella mente
e nel cuore,

ultima provincia d’Italia ( Il fondo dello stivale o,
come lo chiamo io, del bicchiere)
poi il Mediterraneo e l’Africa,
la civiltà del Mediterraneo, la più
antica delle civiltà,
la ricchezza e la vastità dei respiri
del mare, i colori variegati
la volta infinita d’un cielo luminosissimo.

Le nostre radici stanno lì
in quelle isole circondate dal mare
approdo alle prime civiltà d’Oriente
di carattere aperto alla vita, ospitale
che trae da millenni la sua origine.

Da quegli scogli siamo nati alla vita
alle asperità ai venti ammorbidenti
navigatori nomadi alla ricerca
di altre patrie,
nel sangue ancora ci parla l’Olimpo
onde irrequiete in continuo mutamento
aneliamo l’illusoria stabilità.

Pure là dove mettiamo radici
e sono molte le città
resterà per un barlume nostra traccia
nei figli, negli amici, nell’operato.

Sia questo l’ispiratore dei nostri passi
ora che nella maturità addentrati
nei tempi mutati
di noi possiamo dare il miglior frutto.