Quando me ne andrò
non te ne accorgerai
presa come sei dal tuo mondo
dove io non sono.
Non sarà una festa
ma neanche un lutto,
qualcosa che s’aspettava però
e che pesante nell’aria
ci gravava.
Dentro me avrò compiuto
uno strappo dal sottile velo
d’unione,
con te se ne sarà andata
una parte di me
quella che ti ho dato e
che mi hai dato.
Non ci saranno perché,
tredici anni di vita da sposi e da genitori,
cinque di fidanzamento.
La vita ci ha disunito
quella stessa vita che ci unì.
Perderò qualcosa,
in angoscia passerò le prime notti,
insonne,
guadagnerò in chiarezza e autenticità
sarò me stesso
libero da imbrogli.
La rete di ragno squarcerò
e libero uscirò.
Nella bocca un sapore amaro
mi accompagnerà
nell’attesa d’addolcirsi
nei (dei) giorni che verranno.
Non ti dirò niente,
la valigia vedrai uscire
dalla casa e un mio cenno di saluto.
La burocrazia e i figli
ci faranno incontrare
in situazioni diverse.
Primavera 1988