La carne ferita urla

La carne ferita urla.
Stupisce l’immobile silenzio,
non trapela dolore,
sembra una grande quiete
quando è trafitto il tuo essere.
Non sarebbe più l’urlo
ma disordinata ribellione,
aggressività e agitazione,
attimi di folle sofferenza
a cui seguirebbe la calma
della rassegnazione.
Su una rupe Didone straziata
meditava il suicidio
osservando la nave sparire all’orizzonte
con i suoi sogni.
Nel Meridione donne dolenti vestite di nero
urlano e si strappano i capelli
di fronte al morte sposo
magnificando vicini e lontani episodi.

All’uomo anonimo della città
quotidianamente trafitto
da bisogni insoddisfatti,
povero e solo,
è data la paranoia e il manicomio.

Ascolto i buchi della notte.

Verona, 29/04/77