Senza milza e con il fegato malato

Senza milza e con il fegato malato
hai fatto dell’ospedale la tua casa.
Il volto giovanile è stirato da un’ira
permanente e le feste, come oggi domenica,
le trascorri in pallide stanze e tristi corridoi.
Le amiche se ne vanno guarite
e altre vengono e presto se ne andranno.
Il tuo volto diventa fanciullo
quando puoi fare qualcosa per un’amica
e quando un’altra in pericolo è salva.
Dalle strade giungono i messaggi
dei claxon e dei motori che riempiono
continuamente le strade,
segnali di un’altra vita che corre
nevrotica nell’incertezza.
Il bambino operato al naso,
allegria del reparto con i suoi canti
e l’innocenza appena smaliziata,
stasera l’ho visto piangere
al rimprovero d’una vecchia calcolotica
e rifugiarsi nel suo lettino
con gli occhi velati di nostalgia
di strade di compagni di giochi.

A incoraggiarvi è la speranza di rientrare
nella vita che entra dalla finestra,
con la serranda abbassata
che filtra un po’ l’aria dallo smog.