Ti ho accompagnata

Prendi un blocco d’argilla,
bagnalo e lavoralo,
fanne un’immagine di te,
una di me.
Poi infrangile, spezzale,
aggiungivi dell’acqua
e sbriciolale e modellale,
fanne un’immagine di te,
e fanne una di me.
Allora nella mia vi saranno frammenti di te
allora nella tua vi saranno frammenti di me.
Mai nulla potrà tenerci divisi.
Kuan Tao–Sheng

Ti ho accompagnata per un lungo tratto
in questa sera di fine Marzo
quando già la primavera ci sorrideva.
Lo scorrere delle macchine
i lampioni accesi sulla larga strada
tutto lo stesso che cambiava aspetto.
Ti ho accompagnata
con il petto trafitto ad ogni passo
da ogni tuo sguardo,
con gli occhi luccicanti lacrime
atteggiati a riso.
Anche per te era lo stesso?
Il futuro scendeva su di noi
e c’immergeva nella sua tormenta
di neve e di fuoco. Parole distaccate
finte uscivano dalle mie labbra
per allontanare il peso del silenzio,
parole d’un ubriaco sentimentale
che negavano la mia situazione.
Si deve essere forti e sputare sulla polvere
anche se questa s’appiccica sulla pelle
e penetra nelle narici e nella bocca,
si deve sempre sputare su di essa
anche quando è arrivata allo stomaco
e ti fa vomitare. Era quello che io
cercavo e desideravo poter fare.
Le improvvise risate senza perchè,
maschere inadatte ai sentimenti,
esplodevano e scomparivano
alla comparsa della rugiada, succo
brillante e velo delle pupille
dopo amara notte.
Lampi allucinanti sul filo
che ci legava nell’assurda sera,
labbra che s’incontravano,si fondevano
rabbiose e si lasciavano,
onde al vento turbinoso dell’ironica sorte.
Camminavamo l’uno accanto all’altra
con su di noi l’ombra della vita
e della procreazione,fiammelle
brucianti che si cozzavano e si respingevano
al pari dell’attrazione.
La nave vestita di luci
sembrava aspettarci prima di partire.
Noi passavamo avanti a stento guardandola
perché un velo pesante di nebbia
soffocava le nostre voci
e oscurava la vista.
Ti ho accompagnata!
I pensieri,morse soffocanti,stringevano
pesantemente il mio cervello
ed io, che ricordavo d’aver cantato la gioia,
se ora cantavo il dolore era perché questo
avrebbe voluto essere gioia.