I paesaggi fuggono e sfumano

I paesaggi fuggono e sfumano
inghiottiti dal tempo veloce.
Il magazzino della memoria
è pieno, rifiuta altra merce
perché adesso vuole scaricare
e non ha il tempo di caricare.
Il mare gonfio di rabbia
trova il suo sfogo sulla spiaggia
e s’abbatte perdendo sangue bianco
contro gli scogli duri e irti.
Il mare multiplo d’esperienze
contemporanee pulsa senza fine
questa notte il suo dolore
a un cielo grigioscuro che lo tempesta
di pioggia. Tra i casotti deserti
che odorano di legna gonfia d’umidità
su cui arrivano gli spruzzi
delle onde che si sollevano più alte
s’aggira il tuo fantasma allegro
che conosce le sillabe venturose
degli elementi in rivolta.
Anche tu, elemento, consoni
nell’apparente contrasto della tua risata
al paesaggio che digrigna dolore.
Il tuo apparirmi nella desolazione
è la corda di chitarra che intona
e compone la violenza del vento,
la lacerazione delle onde,
le sabbie che si sollevano
e si rammucchiano in dune,
i casotti dai colori estivi sbiaditi
che sbattono vuoti nell’attesa.